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Green job: boom di richieste

Di Robert Hassan

Da un rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, emerge che nel 2020 gli occupati che hanno svolto una professione di green job erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest (33,8% del totale nazionale), 740,4 mila nel Nord-Est (23,6% del totale nazionale), 671,5 mila al Centro (21,4% del totale nazionale) e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno (21,3% del totale nazionale). Questi dati evidenziano un consolidamento rispetto all’anno precedente (3.132 mila unità) nonostante gli effetti avversi della pandemia sulle economie industrializzate: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno, sia in termini di investimenti, sia di occupazione. In termini relativi, gli occupati che hanno svolto una professione di green job nel 2020 sono stati il 13,7% del totale degli occupati.

Nel complesso tra il 2014 ed il 2020 gli occupati che hanno svolto una professione di green job sono cresciuti del 6,8%, passando da 2.942,7 mila unità a 3.141,4. Analizzando la distribuzione regionale di questi occupati va evidenziato il primato della Lombardia, sia in termini di valori assoluti (709 mila unità pari al 22,6% del totale degli occupati di questo comparto), sia come incidenza degli occupati che svolgono una professione di green job sul totale degli occupati (16,1%,

superiore al 13,7% di media nazionale). Sempre in termini di incidenza degli occupati green rispetto al totale degli occupati va segnalato il ritardo relativo del Mezzogiorno, unica macroarea del Paese a collocarsi per quest’indicatore al di sotto della media nazionale (11,0%). Oltre la Lombardia, in termini relativi si distinguono, per incidenza degli occupati green sul totale degli occupati superiore alla media nazionale (13,7%), anche Emilia Romagna (15,6%), Piemonte (15,0%), Umbria (14,9%), Marche (14,6%), Trentino Alto Adige (14,2%) e Veneto (13,8%).

Secondo il rapporto GreenItaly 2019 le professioni green più richieste nei prossimi anni saranno: esperto in gestione dell’energia (ingegnere energetico), risk manager ambientale che si occupa del rispetto delle norme in materia ambientale e di sicurezza sul lavoro, educatore ambientale per l’infanzia, programmatore agricolo della filiera corta, installatore di reti elettriche a migliore efficienza, meccatronico green (la meccatronica unisce elettronica, meccanica e informatica), meccanico industriale green, installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale, promotore edile di materiali sostenibili.

Le figure più richieste nella green economy

Bioarchitetto, informatico ambientale, mobility manager in enti e aziende green, esperto in gestione dell’energia (EGE), avvocato green, contabile green: queste le professioni green più ricercate, secondo un’analisi di Hunters Group, società di ricerca del personale. Si cercheranno anche esperti di marketing ambientale, eco-designer. In ambito digital, infine, continueranno ad essere molto richiesti gli sviluppatori di software o applicazioni, i responsabili dei servizi clienti e chi si occupa della gestione degli e-commerce.

La green economy creerà quindi molti nuovi posti di lavoro nei prossimi anni: i lavori del futuro saranno legati alle professioni “verdi”, caratterizzati da una maggiore stabilità di contratti, con un 46% di assunzioni a tempo indeterminato (dati pre-Covid). Fino al 2023 ogni 5 nuovi posti di lavoro creati in Italia uno sarà nelle aziende ecosostenibili: in tutto ci sarà bisogno di 481mila nuovi professionisti del verde, oltre il 50% in più di quelli generati dal settore digital. L’occupazione in ambito green coprirà una quota del 18,9% sul totale del fabbisogno generato fino al 2023.

“La Blue Economy – dichiara Davide Boati di Hunters Group – può essere considerata un’evoluzione della Green Economy e ha un obiettivo preciso: arrivare a zero emissioni di CO2”. “Questo si traduce in un aumento del 50% di richieste, da parte delle aziende, di professionisti che abbiano notevoli competenze tecniche ma anche che dimostrino grande attenzione alla sostenibilità. I green jobs in Italia – conclude Boati – sono caratterizzati da un elevato livello di titoli di studio: in un caso su tre (35,2%) è richiesto un livello d’istruzione universitario. Dai professionisti verdi le imprese si aspettano non solo una formazione più elevata ma anche un’esperienza specifica. Resta sempre complesso il processo di reperimento e di onboarding di queste figure: circa il 40% delle aziende lamenta difficoltà a identificare il profilo giusto”.