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Aumentano le donne nei board

 

Secondo il report Deloitte “Woman in the boardroom 2024” è dell’Italia il primato per la percentuale di donne alla presidenza dei comitati: 52% audit, 54% governance, 57% remunerazioni, 60% controllo e rischi. Tuttavia, il dato negativo si nota quando si arriva ai livelli apicali: le donne ceo e presidenti, infatti, restano una rarità. Il report evidenzia inoltre che solo il 4 % dei ceo di Piazza Affari è donna e nel management le donne non arrivano al 25%. Le donne stanno scontando a caro prezzo gli squilibri sistemici del mercato del lavoro. Questi squilibri non solo significano che ci sono meno donne in ruoli di leadership, ma anche che, quando ci sono shock economici, le donne sono più colpite.

Il nostro Paese è anche tra le eccellenze europee riguardo la presenza  di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. I dati Consob indicavano a fine 2023 una percentuale di donne in Italia al 43,1%, ben superiore al 7 % del 2011, anno in cui era stata approvata la legge 120, cosiddetta Golfo-.Mosca, dai nomi delle due parlamentari firmatarie. Prima dell’Italia c’è solo la Francia (46,7% nel Cac40 e 46,3% nell’Sbf 120) e la Norvegia (43,5%), che per altro è stata la prima nazione europea a dotarsi di una legge sulle quote di genere nel 2003.

Dai dati riportati dal network di consulenza internazionale Grant Thornton emerge che nel 2024 tra i Paesi che spiccano per il più alto tasso di donne che ricoprono posizioni manageriali nel mid-market rientrano: le Filippine (43%), il Sud Africa (42%), Thailandia, Turchia e Nigeria (41% in ciascun paese), mentre i settori più virtuosi sono: education & social services (40%) e agricoltura (40%), seguiti da turismo e healthcare (38% ciascuno). Record negativo per construction & real estate (31%) e manufacturing (31%). Negli ultimi vent’anni a livello globale c’è stato un miglioramento in tutti i Paesi monitorati: la percentuale di donne che ricoprono posizioni apicali è aumentata dal 19,4% al 33,5%, con un incremento dell’ 1,1% anno su anno dal 2004. Al ritmo attuale, la parità verrà raggiunta per la prima volta nel 2053.

Rispetto agli scorsi anni emerge un progresso dell’Italia che nel 2024, con il 36% di donne in posizioni manageriali, per la prima volta supera la media dell’Eurozona (35%). Inoltre, nei 20 anni considerati dallo studio, nel nostro Paese si è assistito a un raddoppio della percentuale di donne ai vertici aziendali, 18% nel 2004, con una crescita nettamente superiore a quella registrata a livello globale (+14,1%).

Un altro dato interessante riguarda la gestione delle politiche di Diversity & Inclusion che in Italia è meno spesso appannaggio di figure come chief executive officer (29%), chief operating officer (29%) e chief financial officer (23,5%), ma viene prevalentemente affidata ai responsabili delle risorse umane (42%), un dato che secondo la ricerca è correlato a una minore presenza di donne manager rispetto ad altre economie.

Il rapporto identifica tre azioni che hanno un impatto positivo sulle aziende interessate ad accelerare il progresso verso la parità di genere nel senior management: una corretta assegnazione delle responsabilità per le politiche di diversity & inclusion; l’implementazione di una strategia diversity & inclusion autonoma con obiettivi misurabili; un’offerta di accordi di lavoro flessibili.

Per quanto riguarda la flessibilità, negli ultimi 12 mesi si è assistito a un deciso cambio di trend rispetto agli scorsi anni, con il 47% delle aziende tornate a lavorare prevalentemente in presenza rispetto al 36% dello scorso anno, e il 45% che adotta forme di lavoro ibride, rispetto al 53% dello scorso anno. Questi dati non sono positivi per le donne manager che prediligono la flessibilità e sono presenti in numero maggiore nelle aziende che la garantiscono.

“Rispetto ai progressi riscontrati”, spiega Maria Luigia Di Gennaro, senior manager di RIA Grant Thornton, “i dati che emergono dal report mostrano con chiarezza che negli ultimi vent’anni c’è stato un percorso di crescita positivo che ha permesso a sempre più donne nel mondo di raggiungere posizioni manageriali, ma allo stesso tempo è evidente la necessità di portare avanti azioni concrete per accelerare il progresso verso la parità che sembra non essere abbastanza rapido, specialmente in alcuni settori”.