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Trend e andamenti settoriali

Aumentano i rifiuti di offerte di lavoro

Di Robert Hassan

Nel 2021 i rifiuti di un’offerta di lavoro, dopo l’accettazione, sono passati  da uno su dieci a quattro su dieci e le contro-offerte delle aziende sono passate da tre su dieci a sei su dieci. Lo rivela un’analisi di Gi  Group, agenzia per il lavoro. Da questo studio emerge inoltre che, mentre nel 2020 il principale driver per cambiare  lavoro erano questioni economiche e retributive, oggi queste motivazioni sono meno determinanti, mentre al primo posto troviamo il  bilanciamento tra vita professionale e familiare.

Il dato evidenzia come attualmente il mercato del lavoro sia estremamente dinamico, complici due fattori intrinsecamente correlati: da una parte, un elevato e in costante crescita skill shortage che rende le attività di talent attraction e retention più complicate per le aziende, dall’altra, una rinnovata consapevolezza delle organizzazioni rispetto al valore dei propri talenti e delle competenze interne”, commenta Zoltan  Daghero, managing director di Gi Group Italia. “In questo contesto, si assiste quindi, molto più che in passato, a nuove logiche per cui spesso accade che un’azienda a cui vengono comunicate le dimissioni provi a rilanciare al fine di trattenere il proprio lavoratore, così come si verifica che un singolo candidato rivaluti una sua prima accettazione a favore di un’altra proposta”, aggiunge Daghero.

Questo trend interessa soprattutto alcuni settori, in primis l’ICT, dove ci vorrebbero dieci volte tanto i profili attualmente sul mercato, ma coinvolge anche specifici profili, specialmente quelli molto verticali con hard skill altamente richieste dal mercato e cruciali per affrontare la transizione digitale. 

Siamo ancora, quindi, in una fase dove tantissime aziende e interi settori ricercano personale e non lo trovano.

Le persone che hanno determinate skills, esperienze di settore o di ruolo ricevono sempre più frequentemente diverse proposte di lavoro nello stesso momento e ciò permette loro di poter scegliere, anche all’ultimo istante, l’opportunità considerata migliore”, spiega Cetti Galante, managing director di Intoo, società di outplacempent di Gi Group Holding. “Prevale dunque l’opportunismo e spesso l’ottica di breve periodo. L’opportunità non viene considerata in modo funzionale rispetto al proprio sviluppo come professionista e rispetto all’evoluzione della propria carriera di lungo periodo. Inoltre, proprio perché le aziende non trovano all’esterno un numero sufficiente di persone per coprire i fabbisogni è in aumento la tendenza a rilanciare e fare una controproposta alla persona che comunica le proprie dimissioni. Il rifiuto all’ultimo momento della nuova opportunità è in questo caso basato sul  poter restare nella propria comfort zone con uno stipendio maggiore.  Infine, c’è da sottolineare il timore di non superare il periodo di prova, che rimane uno standard presente in ogni contratto e per ogni livello”, conclude Cetti Galante.