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Opportunità lavorative

Nuove assunzioni nel settore energy

Saranno creati oltre 150.000 nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia rinnovabile nei prossimi 3 – 4 anni. E’ la previsione della ricerca del Censis, commissionata da Assosomm, l’Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro.

Nel settore fotovoltaico, tra le figure più richieste rientreranno: il designer in sistemi fotovoltaici e celle fotovoltaiche, il tecnico manifatturiero di scaldabagni solari, l’elettricista specializzato, il tecnico installatore. Nel settore eolico invece le professioni più gettonate saranno: il tecnico meccanico ed elettronico, il designer delle turbine eoliche, l’installatore e macchinista di generazione eolica, il consulente commerciale e di impianti eolici. Inoltre, i professionisti con competenze trasversali saranno: il manager per le energie rinnovabili, geometra ambientale, tecnico ecologo, geochimico, assicuratore ambientale, esperto giuridico-commerciale di energia rinnovabili. Si aggiungono poi le figure professionali legate al risparmio energetico, primi fra tutti i manutentori e gli installatori di impianti per il riscaldamento e il condizionamento a bassi consumi.

La ricerca evidenzia inoltre che oggi i lavoratori in somministrazione rappresentano il 16,5% di tutti gli occupati a tempo determinato e i margini di crescita sono incoraggianti. Due anni fa erano invece il 14%. Nel 2021 gli occupati in somministrazione sono arrivati ad essere 500.000, nel momento più duro della pandemia erano poco più di 300.000. L’aumento ha riguardato il numero di ore lavorate e il monte retributivo. Nel 2021 il monte retributivo dei lavoratori in somministrazione è aumentato del 27%, gli occupati sono cresciuti del 24%, il numero di ore lavorate è salito del 29%. Entro 90 giorni dalla cessazione di un contratto a termine in somministrazione, il 68.9% di coloro che hanno terminato una missione ha attivato un nuovo rapporto di lavoro. Nei contratti di lavoro a termine non in somministrazione, solamente il 47.7% dei lavoratori ha avuto una nuova attivazione entro 90 giorni da una cessazione. Lo studio del Censis stima anche che a un mese dalla cessazione, il 55% di chi ha concluso una missione in somministrazione ha attivato un nuovo contratto, mentre solo il 29.4% delle persone che ha terminano un contratto a tempo determinato non in somministrazione ha trovato impiego nello stesso arco temporale.

Indipendentemente dalla classe di età dei lavoratori, per coloro che hanno lavorato in somministrazione la probabilità di sottoscrivere nuovi contratti di lavoro è sempre di circa 20 punti percentuali superiore a quella dei lavoratori che hanno terminato un contratto di lavoro, subordinato a tempo determinato non in somministrazione. Nel 2° trimestre 2021 si sono registrate 327mila attivazioni di lavoro.

In relazione all’attuale situazione ed emergenza internazionale, l’Europa trasferisce circa 1 miliardo di euro al giorno alla Russia per l’acquisto di gas. In Italia, nel 2021, le importazioni sono cresciute del 10% e il 40% del gas proveniva dalla Russia, nel 2021 poi l’import dalla Russia è aumentato del 2,1%, mentre l’importazione dall’Algeria è cresciuta del 76,1% e oggi rappresenta il 29% del nostro import totale.

La ricerca analizza, infine, l’aspetto dei consumi: il 70% delle famiglie italiane ha impianti di riscaldamento a gas, i quali nel periodo invernale vengono accesi in media per 7 ore e mezza al giorno (10 in Valle d’Aosta e 5 in Sicilia). Basterebbe ridurre di un’ora l’accensione o di un grado la temperatura per risparmiare il 4% del gas da riscaldamento e quindi il 2,4% del consumo nazionale e quindi il 6% dell’import di gas russo.

“Una spinta ad attivare le filiere produttive considerabili di adattamento al tempo di guerra potrebbe essere di necessario stimolo al sistema Paese, prima fra tutte la filiera dell’efficientamento energetico”, sottolinea Rosario Rasizza, presidente dell’ Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro. “Al di là di questo specifico comparto, aggiungo però che è ora che si smetta di procedere per bonus e sussidi, perché, dopo tanti bonus più simbolici che di vera efficacia economica, occorrerebbe adesso concentrarsi in modo più compatto su una riforma del sistema lavoro che smetta, per esempio, di considerare il lavoro tassabile come se fosse un bene di lusso”, conclude Rosario Rasizza