Cresce la tendenza alla sostenibilità ambientale
Uno studio di Key2People, società attiva in ambito human capital & organisation, evidenzia che c’è una forte coscienza della sostenibilità a livello ambientale, ma ancora poca percezione degli aspetti sociali. Il comparto industriale si sta evolvendo molto in questo senso perché nella società c’è molta più sensibilità al tema: le aziende hanno compreso che nel giro di pochi anni chi avrà fatto i passi più significativi e avrà prodotti migliori riconosciuti dal mercato sarà premiato e avrà un vantaggio sulla concorrenza, cogliendone le opportunità a livello di employer branding e reputazione. Se si applicano i principi della sostenibilità l’azienda cresce nel mercato di valori, fatto di domanda e offerta, diventa più attrattiva nel mercato e favorisce una crescita di offerta che, a sua volta, genera una nuova classe di giovani e talenti che, da un lato, è sensibile alle tematiche di sostenibilità e, dall’altro, ragiona più in una logica trasversale e dinamica, non parcellizzata, e quindi adatta ai cambiamenti strutturali del settore.
“La sostenibilità ha avuto delle fasi diverse: è stata spesso confinata inizialmente in una logica di compliance; ora le aziende comprendono che c’è davvero una crescente domanda e sensibilità”, spiega Francesco Tamagni, equity partner di Key2People. “È cambiato il livello di maturazione. Si rendono conto che ne va della loro strategia, quindi la reindirizzano. Prima le argomentazioni sulla sostenibilità erano verticali, ora invece sono diventate trasversali e coinvolgono tutti gli attori in campo: la finanza, l’impresa e i consumatori. Questa rete si sta consolidando facendo sì che la tematica sia multidirezionale e ogni step influenza gli altri”, continua il partner di Key2People.
Nel settore alimentare ci sono già diverse realtà che hanno introdotto alcune politiche e strategie che hanno portato risultati già significativi. “In un contesto così sfidante e così ricco di attori, le aziende, per distinguersi, sono chiamate a elaborare risposte concrete e tangibili. Penso ad esempio al Gruppo Mutti che ha sempre avuto una vocazione per l’agire sostenibile e non è mai stato per un tema di mera compliance. Negli ultimi anni il suo impegno in termini di responsabilità ambientale in primis, senza trascurare quella sociale, è cresciuto ancor di più e ha portato il Gruppo a volere rendere il proprio operato sempre più strategico. Il percorso intrapreso dalla società viene raccontato nel bilancio ambientale, che funge da punto di arrivo di tutto ciò che è tattico e di partenza di ciò che è strategico. Grazie al quadro che il documento ha restituito, l’azienda ha definito una strategia ambientale incentrata sugli elementi naturali e che prevederà numerose azioni da qui ai prossimi anni. Azioni concrete e orizzontali, volte ad offrire un beneficio comune”, conclude Francesco Tamagni.
Un altro esempio viene da Birra Peroni che, con il progetto “Campus Peroni”, ha creato connessioni di valore tra centri di ricerca, università e start up innovative con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete per tracciare, misurare e poi ridurre l’impatto ambientale della propria filiera del malto 100% italiano. Oggi tutto il malto utilizzato viene tracciato tramite tecnologia blockchain e le informazioni rese disponibili ai consumatori tramite scansione di un QR Code in etichetta. Tramite partnership consolidate vengono fornite agli agricoltori tecnologie di agricoltura di precisione e protocolli per ridurre l’impatto ambientale delle coltivazioni. L’azienda è convinta che è solo attraverso un lavoro congiunto tra più attori della filiera, in cui ognuno fa la propria parte, e sfruttando le tecnologie più moderne che si possono raggiungere risultati tangibili e concreti e allo stesso modo coinvolgere i consumatori che, con le loro scelte, diventano parte attiva del processo di cambiamento.