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Formazione

Si evolvono i sistemi formativi

di Robert Hassan

Da un’analisi di INAPP,  Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche,  emerge che i sistemi formativi  si sono evoluti nel tempo sia mediante successive integrazioni delle filiere, sia articolandosi in segmenti e sottosistemi diversificati su base territoriale. È il caso della filiera lunga della formazione tecnico-professionale che si è estesa progressivamente sia in senso verticale che orizzontale.

La formazione in apprendistato, da parte sua, consolida una tendenza al ricorso alla tipologia professionalizzante. Un ulteriore importante processo di innovazione normativa riguarda, nell’ambito del work-based learning, l’istituto dei tirocini extracurriculari.

Parallelamente, i sistemi della formazione continua e dell’apprendimento degli adulti vivono oggi una stagione di trasformazioni grazie all’impulso del  PNRR e alle nuove misure di policy previste dal Piano Nazionale Nuove Competenze.

Sullo sfondo, permangono le criticità legate ai divari territoriali Nord-Sud, così come i divari storici segnati dal Paese rispetto all’Europa, sul fronte del deficit di competenze di base e in relazione alle basse qualificazioni della popolazione adulta.

Inoltre, l’analisi di Inapp evidenzia che  l’irruzione della crisi pandemica è stata l’occasione per promuovere nuove forme di apprendimento come lo smart learning, grazie all’impiego massivo dello smart working. Un’innovazione che sta trovando crescente diffusione è costituita dall’adozione delle microqualificazioni, con il loro potenziale di utilizzo nei vasti processi di upskilling e reskilling che attendono il Paese.

Il dibattito sulla filiera lunga della formazione tecnico-professionale è animato dalla recente evoluzione della normativa e dall’interesse che si registra tra gli stessi giovani che si iscrivono ai
percorsi formativi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) promuove lo sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (ITS) e il potenziamento del sistema duale, una modalità di apprendimento per i giovani basata sull’alternarsi di momenti formativi ‘in aula’ presso un’istituzione formativa e momenti di formazione pratica in ‘contesti lavorativi’ presso un’impresa.

Gli iscritti ai percorsi di formazione tecnica superiore sono complessivamente 9.450, per due terzi iscritti agli ITS e per il restante terzo agli IFTS.

Al netto degli avanzamenti che si registrano nei vari segmenti della filiera lunga, tuttavia è ancora basso il numero dei giovani che possono impegnarsi in un percorso formativo continuativo e coerente lungo la linea verticale della filiera lunga. Non è frequente, infatti, trovare sui territori una programmazione capace di prevedere, per la stessa figura, un’offerta formativa correttamente concatenata e sequenziale tra IeFP, IFTS e ITS.

L’operazione di assemblaggio dei mattoni della filiera lunga, dunque, ha in prospettiva ampi margini di miglioramento. La progressione delle architetture e dei contenuti formativi, se ancor meglio congegnata, potrebbe costituire un punto di riferimento per la transizione verso un impiego.

La filiera lunga della formazione tecnico-professionale potrebbe innovare, in termini di didattica e di valutazione, rispetto al tema delle competenze trasversali, quell’insieme di capacità che l’individuo deve mettere in gioco per risolvere nuovi problemi, fare analisi e sintesi della complessità quotidiana, prendere decisioni, lavorare in squadra, innovare usando creatività. Tutto ciò rende fin da subito centrali due questioni legate al potenziamento di questo set di competenze. La prima scommessa andrà vinta sul piano delle politiche dell’apprendimento. Bisognerà dare presto risposte ad alcune domande, per esempio, come formare le competenze trasversali nei percorsi di apprendimento formale? come caratterizzare l’offerta formativa e quali contenuti e modalità? come agevolare i processi per consentire la loro acquisizione? La seconda sfida riguarda il fronte della prassi, ovvero la capacità del sistema e degli stakeholder di definire e utilizzare indicatori, e formazione tecnica superiore  in corsi biennali o triennali di specializzazione degli ITS (istituti tecnici superiori), volti a formare tecnici specializzati in settori trainanti del mercato nazionale.

L’analisi dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche rivela anche che l’andamento della partecipazione al sistema IeFP evidenzia una riduzione degli iscritti del 13,1%, registrato dal monitoraggio nazionale sull’annualità formativa 2019-2020, svolto dall’Inapp per conto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Si tratta di un decremento in linea con l’andamento degli ultimi anni che si può in parte inquadrare nella dicotomia dei percorsi realizzati dai Centri di formazione accreditati e dagli Istituti professionali, questi ultimi in regime di sussidiarietà, nei territori in cui i centri accreditati non risultassero in grado di coprire almeno una quota significativa della domanda di formazione di giovani e imprese. Mentre il numero degli iscritti ai centri accreditati appare in costante crescita, arrivando a toccare quota 157.339 unità, la partecipazione ai percorsi IeFP realizzati dagli Istituti professionali diminuisce sensibilmente.

La nuova tipologia dei percorsi in sussidiarietà, introdotta dal D.Lgs. n. 61/20174 , maggiormente aderente ai principi del sistema IeFP, è in progressiva sostituzione delle modalità ‘integrativa’ e ‘complementare’. L’integrativa, in particolare, vede ridurre il numero degli iscritti da 114mila a 66mila unità in un anno, mentre i percorsi della nuova tipologia raggiungono quasi 19mila iscritti.

Il totale degli iscritti ai quattro anni di IeFP si attesta su 250.194 unità, con una prevalenza nei percorsi svolti presso i Centri di formazione accreditati: 63% nel quadriennio, a fronte di un restante 37%, negli Istituti professionali, così distribuiti: 26,2% sussidiarietà integrativa, 7,5% nuova sussidiarietà e 6% complementare.

Gli effetti della pandemia hanno determinato un impatto negativo in termini di partecipazione alle attività formative nel corso della seconda parte del 2020 e soprattutto di ritardi, molto consistenti, nella realizzazione degli esami di qualifica/diploma.

 

 

Apprendistato

 

Le crisi economiche che si sono susseguite negli ultimi anni – da ultime, quella innescata dalla pandemia da Covid-19 e ora quella legata al conflitto Russia-Ucraina – stanno esacerbando le difficoltà della transizione scuola-lavoro per i giovani, determinando un peggioramento delle loro prospettive di inserimento occupazionale. Si guarda quindi con maggiore attenzione a quegli strumenti di politica attiva del lavoro che hanno dimostrato di svolgere un ruolo efficace nel promuovere il passaggio dalla formazione al mondo del lavoro. In particolare, fra gli strumenti di work-based learning, numerosi organismi sovranazionali continuano a sottolineare le potenzialità dell’apprendistato, invitando i Paesi a promuoverne la diffusione nel quadro di una regolazione improntata al presidio della qualità dei percorsi e degli apprendimenti, come fattore chiave per favorire l’efficacia dello strumento in termini di successo formativo e occupazionale dei giovani.

 

Uno studio recente ha esaminato le traiettorie di trasformazione dei sistemi duali di alcuni Paesi europei – Austria, Germania e Svizzera – che fanno parte dei cosiddetti ‘apprenticeships countries’ (ILO 2012), in cui l’apprendistato si è tradizionalmente consolidato e ancora costituisce un segmento importante del sistema educativo; è stato inoltre esaminato il caso della Francia, Paese europeo che ha molto in comune con l’Italia, condividendo una modalità di approccio alla gestione del sistema di istruzione e formazione che vede un ruolo centrale delle istituzioni pubbliche. In questi Paesi, le trasformazioni intervenute per effetto dei cosiddetti megatrend hanno generato spinte verso il rinnovamento dei sistemi di istruzione e formazione e dell’apprendistato.

L’analisi delle traiettorie di evoluzione negli ultimi due decenni ha consentito di rilevare elementi di convergenza e direttrici comuni.

 

Un primo elemento di convergenza riguarda il rapporto tra duale e sistema educativo generale: le policy promosse negli ultimi decenni hanno prodotto il consolidamento dell’apprendistato come componente strutturale del sistema educativo, assicurando la piena permeabilità con gli altri percorsi, anche verso l’istruzione terziaria; parallelamente, hanno fronteggiato la crescente domanda di profili di livello più elevato sostenendo un ampliamento dell’offerta di alte qualificazioni e quindi un riposizionamento dei sistemi duali verso l’istruzione terziaria non accademica.

Una seconda direttrice comune di evoluzione dei sistemi europei riguarda invece la crescente attenzione al miglioramento della qualità del sistema duale perseguita attraverso molteplici misure che guardano al presidio dei processi di apprendimento, alle competenze acquisite rispetto ai bisogni del sistema produttivo e ai servizi di supporto, alle misure di monitoraggio e valutazione.