Nel 2022 sono diminuite le assunzioni
Un’analisi di LinkedIn, nell’ambito dello studio condotto tra 2.900 executive (C-suit) a livello globale, ha evidenziato nel 2022 un rallentamento delle assunzioni su scala globale con, solo in Italia, il 34% delle aziende che ha ridimensionato i propri piani di hiring. Oggi quasi la metà (49%) dei lavoratori intervistati ha dichiarato che, rispetto all’inizio del 2022, si sente più sicura della possibilità di richiedere una promozione o una nuova opportunità, mentre solo un quinto (20%) si sente meno fiducioso. E il 47% ha dichiarato di sentirsi più a proprio agio nell’esprimere disaccordo con un superiore.
Generazioni diverse, visioni diverse: l’ottimismo è (soprattutto) giovane
Dal ramo italiano dell’indagine emerge come più della metà degli intervistati (54%, percentuale esattamente nella media internazionale) stia considerando di cambiare lavoro nel 2023, con rilevanti differenze tra le diverse fasce d’età: il 69% nel gruppo 18-24 anni, contro il 46% nel range di età 45-54 e il solo 27% in quello degli over 55.
Ma è ancora più evidente questo divario generazionale se si considerano le principali ragioni che – secondo gli intervistati – costituiscono uno stimolo a considerare un cambiamento: mentre la maggior parte dei millennial (25-34) e degli intervistati più anziani (35-54 anni) mette al primo posto della lista la necessità di guadagnare di più, solo il 31% della genZ cita la paga come principale ragione per un cambiamento. Ugualmente rilevante, per i più giovani (18-24 anni), è la ricerca di un miglior equilibrio tra vita privata e professionale (29%) e il fatto di sentirsi più sicuri nelle proprie capacità (29%) e quindi nella possibilità di trovare una posizione altrove: tra i millennial (25-34 anni) questi due temi sono condivisi in percentuali decisamente minori: il 23% di loro cita la work-life balance come una priorità, e solo il 19% fa riferimento al sentirsi più sicuro delle proprie capacità. Questi dati trovano riscontro anche nelle risposte degli intervistati quando sono state chieste loro le principali ragioni per non lasciare la propria azienda: solo il 20% della genZ (18-24 anni) ha dichiarato di avere, correntemente, una buona work-life balance, con un distacco di quasi 20 punti percentuali rispetto ai millennial (39%) e di quasi 10 punti con il resto delle fasce d’età considerate (dai 35 anni agli over 55). Interessante anche come gli intervistati del gruppo tra i 35-44 anni siano i più annoiati dal proprio attuale ruolo: il 25% di loro cita proprio questa come ragione per considerare un cambiamento, staccando di netto tutte le altre fasce d’età.
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L’approccio alla ricerca del lavoro: gli italiani credono nelle opportunità offerte dal digitale
In media, quasi 7 intervistati su 10 (65%) hanno dichiarato che, negli ultimi 10 anni, cercare lavoro è diventato più difficile: tra questi, la pensa così il 56% della genZ (18-24 anni) mentre la percentuale sale drasticamente per i millennial (25-34 anni), toccando il 70%. Interessante notare come, tra chi pensa che cercare lavoro sia diventato invece più semplice, quasi la metà (48%) citi le possibilità offerte dal digitale come la principale ragione: in particolare è così per la fascia di età tra i 35 e i 44 anni (54%). Nel valutare le offerte di lavoro pubblicate dalle aziende, gli intervistati in Italia individuano come elementi di grandissima importanza: la presenza d’informazioni chiare sullo stipendio e sui benefit (48%), la possibilità di lavorare 4 giorni su 7 (16%) e quella di lavorare in modalità ibrida o da remoto (16%). Per quanto riguarda le informazioni sullo stipendio, vediamo che su questo punto le differenze generazionali si appiattiscono: è un punto fondamentale per tutti, persino più importante per la genZ (48%) rispetto ai millennial (45%).
“Un’indagine che abbiamo condotto a fine 2022 tra dirigenti e C-level ha rivelato un clima di diffusa preoccupazione per il futuro del lavoro, dovuta all’incertezza della situazione economica e politica su scala globale” commenta Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. “Con questa nuova survey abbiamo voluto dare voce alla controparte, ai lavoratori: ne è emersa una percezione diversa, più ottimistica, soprattutto da parte della genZ. Dopo la pandemia, è chiaro che i lavoratori hanno sviluppato una certa resilienza: lo vediamo nell’atteggiamento di fiducia che nutrono nell’affrontare l’anno appena iniziato. I professionisti sono consapevoli del proprio valore e stanno prendendo in mano la propria carriera, investendo in nuove competenze. Di conseguenza, un punto fondamentale che i leader devono tenere presente per attrarre e mantenere i giovani talenti è, in particolare, l’offerta formativa. È importante investire sulle persone, favorendo l’apprendimento di nuove skill e mettendo in campo possibili nuove opportunità di crescita. Non solo, i più giovani cercano anche maggior flessibilità, un elemento imprescindibile, da tenere in considerazione anche per questa fascia d’età.”
Per aiutare chi è alla ricerca di un nuovo inizio, LinkedIn ha stilato la lista dei “Jobs on the rise”, ovvero delle professioni che hanno visto una crescita maggiore negli utlimi 5 anni. In Italia, nella top 10 figurano:
- Addetto allo sviluppo commerciale
- Sustainability specialist
- Analista SOC
- Customer success manager
- Direttore di farmacia
- Data engineer
- Cloud engineer
- Cyber security engineer
- Machine learning engineer
- Responsabile dello sviluppo aziendale
Metodologia
Ricerca condotta da Censuswide e basata su 22.985 lavoratori di età superiore ai 18 anni provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, India, Singapore, Paesi Bassi, Brasile, Australia, Messico, Irlanda, Spagna, Italia, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Svezia tra il 9.12.22 e il 19.12.22. Censuswide rispetta e impiega membri della Market Research Society che si basa sui principi ESOMAR.
I ricercatori di LinkedIn Economic Graph hanno esaminato milioni di nuove posizioni lavorative dichiarate dai membri di LinkedIn dal 1° gennaio 2018 al 31 luglio 2022 per calcolare un tasso di crescita per ciascun titolo di lavoro. Per essere classificato, un titolo di lavoro doveva registrare una crescita costante in tutta la nostra base di iscritti, oltre ad essere cresciuto fino a raggiungere una dimensione significativa entro il 2022. I titoli di lavoro identici, con diversi livelli di anzianità, sono stati raggruppati e classificati insieme. Sono stati esclusi gli stage, le posizioni di volontariato, i ruoli ad interim e i ruoli di studente, e sono stati esclusi anche i lavori in cui le assunzioni erano dominate da un numero troppo ristretto di aziende in ogni Paese. I dati aggiuntivi per ciascun titolo di lavoro si basano sui profili LinkedIn dei membri che ricoprono la posizione e/o sulle offerte di lavoro aperte per quella posizione nel Paese.