L’impatto delle nuove tecnologie sulla formazione
Oltre il 90% delle aziende eroga formazione tecnico professionale non obbligatoria ai propri dipendenti. Il 38% circa la eroga anche al personale non dipendente. Mentre il 98% eroga formazione obbligatoria ai propri dipendenti e il 39% anche ai non dipendenti. Questi alcuni dei dati più rilevanti emersi dall’indagine Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) su un campione di 495 aziende elaborate dal Centro Ricerche Aidp, guidato dal professor Umberto Frigelli.
La ricerca. Il 48% gestisce i processi di formazione attraverso una funzione interna dedicata, il 23% con un Academy aziendale e il 21% in outsourcing tramite un ente terzo. Tra i temi trattati con maggior frequenza nelle attività di formazione, spiccano con il 62% circa le soft skills (comunicazione, negoziazione, presentazione efficace, problem solving, relazioni ecc.), segue la salute e sicurezza sul lavoro con il 58% circa del campione, il 33% lingue straniere o le tecniche specifiche di settore (39%). Da segnalare, poi, che il 25% eroga attività di formazione sulla leadership e il 13% sulla cultura aziendale. Circa il 70% delle aziende svolge un’analisi sui fabbisogni formativi dei propri dipendenti prima di impostare i programmi formativi, mentre il 16% lo fa solo su specifiche popolazioni aziendali.
L’impatto delle nuove tecnologie digitali. Tra le metodologie di formazione utilizzate con maggior frequenza negli ultimi tre anni si evidenziano con il 63% le piattaforme di E-learning e FAD, il 45% con lezioni in aula e coinvolgimento attivo dei partecipanti, il 42% tramite webinar. Il 10% circa utilizza la realtà aumentata, Realtà Virtuale o Mista (cosiddette tecnologie immersive) nelle attività di formazione aziendale. Il 17% ricorre a piattaforme di Learning Management System, che incorporano chatbot e intelligenza artificiale. Il 66% degli intervistati, inoltre, ritiene queste nuove tecnologie nella formazione molto positive e utili. Il 39% delle aziende sta pianificando programmi di qualificazione e riqualificazione professionale per le popolazioni aziendali coinvolte dall’introduzione di nuove tecnologie digitali (AI e robotica), mentre il 23 % circa sta già implementando attività in questo senso. Per monitorare l’efficacia della formazione svolta, il 58% dei rispondenti utilizza report e questionari compilati dai partecipanti. Il 40% dichiara poi che l’obiettivo della formazione è accompagnare il cambiamento e aumentare le competenze tecniche, il 32% ritiene che l’obiettivo sia aumentare le competenze manageriali e il 24% propone la formazione ai dipendenti per migliorare la produttività. Il 50% delle aziende che hanno partecipato all’indagine considera la formazione parte integrante della strategia aziendale.
“In un momento di profondo cambiamento le aziende sono consapevoli della importanza della formazione per allineare le competenze dei dipendenti alle esigenze produttive e alle innovazioni tecnologiche, far crescere le persone, motivarle e curarsi della loro employability, – spiega Matilde Marandola, Presidente Nazionale AIDP –. I dati ci dicono che i nostri associati sono sensibili al tema e monitorano le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, che stanno prendendo piede anche se non sostituiscono le attività in presenza. Dalla pandemia è aumentato l’utilizzo dei webinar, corsi di formazione che consentono maggior efficienza e diminuiscono gli spostamenti, senza perdere in efficacia formativa e l’e-learning. Le nuove tecnologie stanno spingendo sulla necessità di fare up-skilling delle competenze delle persone. I dati ci dicono che le aziende lo hanno compreso e stanno reagendo bene, anche se rimane invariata la necessità di formare le persone sulle relazioni, le soft skill, le competenze manageriali. Aumentano le Academy aziendali e il ricorso all’outsourcing nella gestione delle attività formative. In complesso una risposta positiva delle aziende e una grande attenzione alla formazione da parte dei Direttori del Personale, anche se naturalmente c’è ancora spazio per estendere e sviluppare attività di formazione nel sistema produttivo italiano, che come sappiamo è vario e articolato.”