In calo il fatturato delle aziende:-11,1 %. Un giovane su tre è senza lavoro
Una flessione del fatturato delle aziende dell’11,1%. E’ la previsione dell’Osservatorio sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane, la ricerca realizzata da Cineas in collaborazione con l’Ufficio Studi di Mediobanca. La ricerca è stata condotta su un campione di 339 imprese manifatturiere e famigliari, con un fatturato compreso tra i 20 e i 355 milioni di euro. Dall’indagine emerge inoltre che l’emergenza legata al Coivid-19 non apparteneva all’orizzonte dei rischi mappati e potenziali per il 97% delle imprese e questo potrebbe avere un enorme impatto, nel prossimo futuro, sugli assetti di governance e controllo dei rischi delle medie imprese italiane. L’analisi delle 10 categorie di rischio, la cui rilevanza è annualmente sottoposta alla valutazione delle imprese, offre variazioni certamente dettate dalla contingenza pandemica. L’infortunistica sul lavoro, quest’anno comprensiva delle tematiche di salute dovute al Covid, si conferma come la sorgente di rischio maggiormente attenzionata dalle imprese. La sequenza dei due rischi successivi è invariata rispetto all’edizione 2019: al secondo e terzo posto troviamo, infatti, la difettosità del prodotto e il cyber risk (in crescita rispetto all’anno scorso). La differenza tra il secondo e il terzo rischio, che si attestava a 8 punti nel 2019, si dimezza a 4 punti nel 2020. Una variazione relativa che anticipa quella di ancora maggiore significato che si registra per la quarta e quinta posizione, nel 2019 occupate rispettivamente dal rischio da danno ambientale (inquinamento) cui seguiva quelli relativi a eventi meteo estremi. Nel 2020 il danno ambientale perde punteggio, mentre il meteo estremo guadagna quasi tre punti e ciò gli vale l’avanzamento di una posizione nel 2020. I danni ambientali (inquinamento) sono seguiti a brevissima distanza dai rischi regolamentari il cui score cresce di 5,7 punti, da 76 a 81,7. Completa il quadro la maggiore rilevanza registrata dai rischi finanziari, a cui viene riconosciuto un peso maggiore in relazione alla crisi di liquidità evidenziata da alcune aziende.
“La nostra indagine annuale – dichiara Massimo Michaud, Presidente di Cineas – sottolinea alcuni aspetti di rilievo: la catastrofe sanitaria, precedentemente assente dalla mappa dei rischi previsti, pur comportando una significativa perdita di fatturato, non impedirà ad oltre la metà delle imprese interrogate (54,7%) di mantenere gli investimenti programmati. Nonostante una sempre maggiore gestione integrata dei rischi nelle imprese rispondenti, questa rimane affidata ai tecnici e coinvolge solo in pochi casi il Consiglio di Amministrazione. Tuttavia, sempre di più le responsabilità dei rischi operativi riguardano i vertici aziendali e la necessità di tenere conto di tutti gli stakeholders e dell’impatto ambientale e sociale delle azioni dell’impresa non è più rinviabile. In relazione allo sviluppo del lavoro a distanza, esiste un rischio di perdita di competenze applicate. Serve migliorare lo smart management, la gestione delle persone in remoto, per assicurare la coesione dei team, supportare emotivamente i collaboratori, formarli più intensamente, chiarire ancora meglio gli obiettivi attesi e le tappe per realizzarli. Forse anche a causa della pandemia, assieme ad una maggiore sensibilità ai rischi si modifica in parte la gerarchia dei rischi con un rafforzamento di alcuni di essi: in primis gli infortuni sul lavoro, ma anche il cyber risk corollario della dipendenza sempre maggiore dalle tecnologie, il rischio di fenomeni climatici estremi e i rischi normativi legati alla responsabilità verso terzi da parte dei titolari delle imprese”.
“La crisi potrebbe, tuttavia, trasformarsi in opportunità di espansione per un numero consistente di aziende – dichiara Gabriele Barbaresco, Direttore dell’Ufficio Studi di Mediobanca che ha curato la raccolta dei dati -. Infatti, coloro che dichiarano la volontà di intraprendere campagne di acquisizione manifestano aspettative di caduta del fatturato per il 2020 un po’ meno negative. Si tratta, in questo caso, di aziende mediamente più grandi (con un fatturato medio di 57 milioni contro 42 milioni), più dotate finanziariamente e con redditività doppia (Roi al 13,2% contro il 6,7%). Un altro aspetto da considerare è legato, invece, al rinnovo della prima linea manageriale, anch’essa legata ad imprese con buoni profili reddituali che intendono cogliere la fase corrente in chiave proattiva per dotarsi di una struttura decisionale ancora più performante e adatta a un contesto sempre più sfidante”.